Ho scritto "Il giardino dei melograni" poco più che ventenne. Credo intorno ai 24 anni. È il dialogo tra una donna e una ragazzina, che si confrontano su temi come la paura e la solitudine. A breve distanza, ho scritto "Un tempo", dedicato ad un amore non corrisposto e in particolare ad una voce maschile, che mi aveva preso il cuore. È l'invocazione alla donna amata, che fa soffrire il poeta. Solo che in questo caso quello crudele è l'uomo. Senza una sua parola di consolazione, tutta l'Umanità avrà a soffrirne. In seguito, ho dato alla luce mio figlio, che adesso ha 18 anni. Mentre accudivo mio figlio, ho scritto "Apologia di un perdigiorno" e "Baby Blues". Scrivevo poche righe al giorno, ma tutto frutto della mia creatività.