Un romanzo delicato ma al contempo violento, in cui le vicende personali del giovane Enrico Colasanti s'intrecciano con la storia del nostro Paese, mostrando, al lettore, uno spaccato reale dell'Italia del secolo scorso. Nel 1915 il tredicenne Enrico Colasanti s'imbarca come mozzo su uno degli ultimi velieri diretti a Trieste. Durante il viaggio, il ragazzo, uccide impunemente il nostromo per porre fine alle sue angherie. Dopo la morte dei suoi genitori, Enrico prende in mano la masseria di famiglia nel Salento. Qui il temperamento sanguigno lo farà reagire di nuovo con violenza ai soprusi di uno squadrista. Per evitare l'arresto fugge a San Francisco, dove, grazie all'opportunità offertagli da un amico d'infanzia, come lui immigrato clandestino, esce dalla condizione umiliante di dago e mette insieme una fortuna rilevando un famoso ristorante e fondando una società finanziaria. Il successo gli procura ben presto dei nemici. Per difendersi e per vendicarsi, il giovane ricorre di nuovo all'omicidio, senza pagarne il fio. Nel frattempo, anche per la sua relazione con una procace entraineuse, fallisce il matrimonio con Penny che lo denuncia, nonostante l'esistenza di un figlio, alla Police Immigration. Estradato in Italia, Enrico incontra Anna, con la quale costruisce una nuova famiglia nella cosmopolita Trieste. Giungerà anche per lui il tempo di fare il bilancio di una vita rocambolesca e sconvolta da passioni non di rado intrise di sangue.