"Io la chiamo vita" è l'autobiografia dell'autore, il quale racconta se stesso e la sua (delirante) famiglia, in una fascia d'età che va dai dodici ai diciannove anni. Gli argomenti trattati hanno uno spettro amplissimo e sono caratterizzati da un'alternanza ciclica e in apparenza conchiusa in se stessa; apparenza che si rivelerà tutt'altro solo nell'ultima frase dell'ultimo capitolo. Essi vanno dalla vita alla morte, dal serio al faceto, dal quotidiano al surreale. Polifonico e poliglotta, con alternanza di prosa e versi, italiano, inglese, francese e napoletano, e quasi sempre sull'orlo del paradosso, la storia di Crispone ha il sapore di un'enigma irrisolto, una serie ordinata e ininterrotta di sentimenti intrappolati, covati nell'animo ed espressi solo in fine nel capitolo catartico "Ce stanne cose", rigorosamente in dialetto.