Quale potrebbe essere un modo diverso di scrivere poesie nel Terzo millenio? Forse aveva ragione Italo Calvino quando ha indicato, per questa epoca, la necessità di comporre poesie con leggerezza, rapidità, purezza, esprimendo sensazioni di illimitato respiro di fronte a madre Natura. È nato così un viaggio tra haiku, senry¿ e tanka attraverso immagini di elementi naturali e deliziosi acquerelli dell'autrice, il fluire delle stagioni, dei sentimenti, trasformandoli in "fragili essenze di apparizioni". Attimi che ritraggono i sentimenti di chi scrive liberandolo dalle angosce quotidiane, con profumi, colori e suoni del mondo circostante. Dinanzi ad un Pianeta Terra corrotto dall'inquinamento, dalle guerre e dalle malattie pandemiche, l'autrice trova il momento di concentrarsi in maniera assoluta, intensa, ma breve, in lampi lirici, utilizzando tecniche di composizione poetica che risalgono al lontano passato della cultura nipponica. La Natura continua, così, a regalarci il suo spettacolo, nonostante tutto, e fa da sfondo al trascorrere del tempo, fermandosi al "qui e ora", all'impermanenza, nel gioco eterno della vita.