"Nemo me lacrimis memoret, volito vivo per verba quae scripsi; nessuno mi ricordi con le lacrime, volerò vivo attraverso le parole che ho scritto", parafrasando il grande poeta latino Ennio: "Nemo me lacrimis decoret... volito vivo per ora virorum", "nessuno mi onori con le lacrime...volerò vivo attraverso la bocca degli uomini. Ma Rocco Arcuri non è così pretenzioso, benché implicita sia in ogni uomo e nei più inconsapevole quella dinamica che ci spinge, mercè le umane vie, ad eternarci, e le sue poesie ne sono una conferma, a lui basta una fioca speranza che un giorno, magari post mortem, qualcuno sfoglierà i suoi libri. [...] Come possiamo allora sdemonizzare la morte, come mitigare il dolore dell'attraversamento, se non con la speranza dell'immortalità. Un'immortalità che tuttavia non si rifà ad una metempsicosi bensì ad una parola che rimanga sulla bocca dei posteri, appunto la parola poetica di Rocco Arcuri.