La storia di Giovanni Passanante, protagonista a Napoli del primo attentato al re Umberto I di Savoia, viene descritta attraverso le vicende storiche di un'Italia animata da una parte dalle idee liberali e di lotta contro i mali della politica dell'epoca, dall'altra dalle teorie del medico-criminologo Lombroso e seguaci sul delinquente nato. Attraverso le pagine della cronaca italiana e straniera del tempo, vengono descritti i momenti del processo, le sue idee di riforme e gli studi medici compiuti che lo classificheranno tra i "mattoidi". Dopo il processo, Passanante verrà condannato prima a morte e poi ai lavori forzati a vita. Lascerà il carcere di Napoli per essere rinchiuso per 10 anni nella Torre del Martello nel bagno penale della Linguella a Portoferraio, subendo un'impietosa pena detentiva, fin quando la giornalista Mozzoni e l'on. Bertani non ne denunceranno pubblicamente sulla stampa le sevizie subite, facendo scoppiare uno scandalo mediatico. L'obiettivo di far divenire pazzo Passanante si concretizzò e furono soffocate le sue idee liberali e di uguaglianza.