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Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida

Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida
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Brossura:
469 Pagine
Editore:
La Nave Di Teseo
Pubblicato:
24/02/2016
Isbn o codice id
9788893440226

Descrizione

Crisi delle ideologie, crisi dei partiti, individualismo sfrenato... Questo è l'ambiente - ben noto - in cui ci muoviamo: una società liquida, dove non sempre è facile trovare una stella polare (anche se è facile trovare tante stelle e stellette). Di questa società troviamo qui i volti più familiari: le maschere della politica, le ossessioni mediatiche di visibilità che tutti (o quasi) sembriamo condividere, la vita simbiotica coi nostri telefonini, la mala educazione. E naturalmente molto altro, che Umberto Eco ha raccontato regolarmente nelle sue Bustine di Minerva. È una società, la società liquida, in cui il non senso sembra talora prendere il sopravvento sulla razionalità, con irripetibili effetti comici certo, ma con conseguenze non propriamente rassicuranti. Confusione, sconnessione, profluvi di parole, spesso troppo tangenti ai luoghi comuni. "Pape Satàn, pape Satàn aleppe", diceva Dante nell'"Inferno"(VII, 1), tra meraviglia, dolore, ira, minaccia, e forse ironia.

La nostra recensione

L'ultimo libro di Umberto Eco prima della sua scomparsa è una raccolta di saggi scritti dal 2000, dal titolo esemplare per raffigurare la confusione dei nostri tempi: Pape Satàn Aleppe è infatti una citazione dantesca che non significa nulla. Il sottotitolo del libro, Cronache di una società liquida è un chiaro riferimento alla sociologia di Zygmunt Bauman e alla sua metafora della postmodernità. Gli scritti, pubblicati da Eco nella Bustina di Minerva (la rubrica tenuta per anni da Eco sul settimanale L'Espresso), affrontano vari temi inerenti la società contemporanea.

Le bustine di Minerva
Per molti anni Umberto Eco ha tenuto sul settimanale L’Espresso una rubrica chiamata La bustina di Minerva. Alcuni di quegli articoli erano già stati pubblicati in altri libri di Eco (Il secondo diario minimo, 1992,  e La bustina di Minerva, 1999).

Perché si intitola Pape Satàn Aleppe?
“Pape Satàn, pape Satàn aleppe” è la frase con cui comincia il VII Canto dell'Inferno nella Divina Commedia di Dante Alighieri. La pronuncia Pluto, il guardiano del Cerchio degli Avari e dei Prodighi. Nella finzione dantesca, la frase appartiene a una lingua diabolica che non può essere tradotta dai mortali (l'unica parola comprensibile è Satàn, Satana), e viene gridata dal guardiano a Dante, forse per spaventarlo.
 
 
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