La poesia è metafora del mondo e della realtà; ciò che nominiamo nel ricordo intende sostenere la nostra autorità rispetto a quanto menzionato, pertanto in quel che diviene racconto vi è la forza (il credere, la fede) di essere una delle voci, se non La Voce, del diritto di pronunciare il vissuto. La poesia perciò non è verità, ma solo esperienza intima della Verità e del reale; in essa si compie il dialogo dell'uomo col mito e del mito col mondo ed è soprattutto confermazione del nostro essere. La poesia aiuta a sopportare la mancanza, quella dell'altro, del tempo e della realtà; allo stesso tempo i racconti e le sue immagini ci aiutano a meglio percepire noi stessi, il mondo e l'oggi in cui viviamo. Il bisogno di autenticità è quello che si avverte, tra dramma e commedia, dove però la riflessione s'incunea nei pensieri. Ogni gesto, ogni occhiata intende restare fedele alla storia, così come i respiri silenziosi, i trasalimenti; non c'è idealizzazione del quotidiano, si tratta del catalogo di martirii e violenze a cui ci stiamo allenando. Tutto sembra credibile come in una città disabitata dagli uomini. Si narra di felisteismi, di ipocrisie, di parolai dediti alle furberie e agli inganni. E poi si parla anche dell'amore.