La leggenda lo vuole malato, ladro, alcolizzato, la sigaretta sempre a penzoloni tra le labbra. Geniale e cialtrone, lirico e volgare, Dylan Thomas scriveva in fretta, spesso per soldi, ma era sinceramente ossessionato dalla sua vocazione di poeta. Pamela, Edith, Liz: per loro il poeta gallese mette in scena un teatro in cui mescola farsa e melodramma, nel tentativo di nascondere il peggio di sé e di assicurarsi un posto nel loro cuore. Ma è alla moglie che Dylan Thomas dedica alcune tra le lettere d'amore più belle mai scritte, consegnandola al paradiso immaginario dell'amore simbiotico, eterno e perfetto. Splendida, brutale e cialtrona esattamente come lui, Caitlin è l'abbraccio tiepido in cui rifugiarsi, che svapora nei ricordi d'infanzia. Una manciata di lettere che, come lenti deformanti attraverso cui scrutare le immagini di un'intera esistenza, si trasformano in stralci di autobiografia, di esegesi critica, di diario di viaggio, restituendoci il mondo di un poeta eccessivo, innocente e ubriaco di vita.