Raccontare è sempre in qualche modo un "raccontarsi". È tutto qui il gioco della memoria raccontata nella continuità-discontinuità in cui il presente è costituito nella persona (fisica-psichica-spirituale) del narratore che si racconta. Cosimo Rizzo costruisce una trama insieme semplice e complessa intorno a due cifre che rappresentano due grandi metafore: gli ulivi e le rondini che costituiscono il grande ossimoro del radicamento/trascendimento, del restare-andando. Nulla di più radicato, stabile, penetrante la profondità della storia, portatore di pesi che sanno di millenni, di voci e storie antiche dell'ulivo; niente di più lieve, passeggero, instabile pur nella certezza del ritorno del volo delle rondini. Nella distanza ideale tra le fronde dei filari di ulivi e i voli delle rondini su un territorio del Sud in procinto di gettarsi nei "due" mari di S.Maria di Leuca si collocano le storie di Rizzo che l'Autore snocciola con un "rosario laico e civile".