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Un giorno scriverò di questo posto

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Brossura:
291 Pagine
Editore:
66th And 2nd
Pubblicato:
05/09/2013
Isbn o codice id
9788896538579

Descrizione

Wainaina ha impiegato sette anni per raccontarne poco più di trenta della sua vita in questo memoir di formazione che ha l'impatto di una confessione collettiva, quella del continente africano che si confronta con il mondo. La sua non è un'infanzia di stenti, la sua non è l'Africa degli affamati e delle multinazionali ma un'Africa che vuole trarre forza dalla diversità. Il giovane Binyavanga affronta i ricordi e li distilla nella sua visione emotiva della Storia. Il punto di partenza è un fatto che cambierà per sempre il suo paese. Nel 1978 muore Kenyatta, "il padre della patria", e gli succede Daniel arap Moi - un kalenjin al posto di un kikuyu. Mentre il Kenya appare al mondo come "un'isola di pace", impazza la rivalità tra le tribù e il razzismo. Binyavanga non può studiare nella scuola che ha scelto, e questa è solo la prima di una serie di rinunce. Finite le secondarie, decide di emigrare in Sudafrica per studiare finanza ma la nostalgia di casa e un senso di inadeguatezza avranno il sopravvento. Sono i libri a salvarlo: Binyavanga legge sempre, ovunque; si convince che il linguaggio è l'unico modo per dare una struttura al mondo. Ragionare sulle parole lo aiuta a costruirsi una coscienza politica, a laurearsi. E così, a un certo punto, è tempo di agire: "Ho letto romanzi e osservato le persone. Ho scritto quello che vedevo nella testa, ho dato forma alla realtà mettendola in un libro", perché la vita non è solo capire chi sei ma anche chi dovresti essere.

La nostra recensione

Guardare l’Africa vuol dire guardare un mosaico difficilmente decifrabile perfino per chi ci vive, e il quarantenne scrittore kenyota in questo memoir non intende fornire un’interpretazione univoca, piuttosto racconta, in uno stile esuberante e ritmato come un rap, scene della sua vita in ordine cronologico, dall’infanzia ad oggi, scelte tra quelle che meglio rappresentano qualità e difetti della gente del suo paese e delle varie nazioni africane da lui visitate, dal Sudafrica, dove ha studiato, all’Uganda, il  paese di sua madre, alla Nigeria, al Togo, al Ghana. Ne esce una serie di ritratti illuminanti: attraverso i suoi incontri si delineano alcune caratteristiche comuni, come la varietà portata dalle tradizioni tribali ma anche l’origine di una politica clientelare che ostacola il cammino della democrazia in Africa, e l’attrazione per lo stile di vita occidentale che crea conflitti d’identità. Lo stile immaginifico non nasconde né i drammi più dolorosi della realtà africana nè quelli personali dell’autore, ma trasmette un’incontenibile esplosione di vitalità.
Daniela Pizzagalli