"Il viaggio verso Nuoro miete e raccoglie d'emozioni. Perché la poesia è uno strumento nelle mani della vita, un dono del mistero. Ci attraversa ed esce dallo sguardo, scivola come rosa dai tacchi: calpestando le nuvole boccheggia nel Maestrale e porta il nome della Grazia; piccina ma ardita e coraggiosa come un gigante. Sgranando gli occhi, consumava libri e raccoglieva dai pastori le storie sui briganti e sulla giustizia, leggende e miti di un tempo quasi scomparso; per lei prima e vera scuola di letteratura. Alla scoperta della sue radici con una prosa morbida e profonda, incarna l'isola in tutti i suoi dettagli, profumi e luci di una terra dura e amara che per lei fu casa. Usando parole sarde, trasmette quel sentimento terroso e traccia il sentiero di una lunga carriera; ma era una donna con gli sguardi puntati: la massaia della letteratura col volto duro e contorto delle donne sarde. È l'invito d'un grembiule nel cortile di un Nobel..." (dall'introduzione di Simona Carboni)